Siamo nell’Era del tutto e subito, è inutile negarlo. Questo ci ha portato ad un’inevitabile incapacità di Attendere.
Quando io ero piccola, ricordo in maniera vivida, ciò che amavo più di ogni cosa del Natale era l’attesa. Aspettare con impazienza che quel barbuto e simpatico ometto entrasse di notte nella mia casa, mangiasse i biscotti che gli lasciavo, per poi scoprire al mattino dopo cosa lui aveva lasciato a me, sotto l’albero.
Tutt’ora la cosa che più amo, per esempio, delle vacanze è prenotare molto tempo prima in modo da gustarmi mentalmente ogni giorno che mi separa dalla tanto agognata partenza.
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Cos’è per me l’attesa
L’attesa crea immaginazione, aspettative, sogni che magari, a volte, non si dimostreranno esattamente all’altezza di ciò che ci aspettavamo, ma il rischio è questo ed è bello anche così. D’altronde così è la vita, sogni, attese e aspettative che non sempre si realizzano.
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Per i bambini di oggi, invece, cos’è l’attesa?
Oramai l’attesa è diventata frustrazione. Molti bimbi hanno grosse difficoltà ad attendere: il loro turno nei giochi, l’arrivo di un giocattolo desiderato, la realizzazione di una qualunque richiesta.
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Come mai? Cosa è cambiato?
Per rispondere a queste domande vorrei riportare parte di un libro che ho molto amato. Il libro in questione si intitola “E se covano i lupi”, scritto da Paola Mastrocola, e parla proprio di questo, della capacità di attendere. Il racconto di questa capacità oramai disimparata viene fatto attraverso una favola rivolta a noi adulti.
“…nessuno in questo mondo sapeva più cos’era l’attesa.
Tutto era immediatamente a portata di mano, bastava premere un tasto, accendere un computer, mandare un SMS, prendere un aereo, cliccare su un sito. Se un giovane doveva fare una ricerca per la scuola, non occorreva che studiasse i libri, bastava che andasse su internet e scaricasse i dati. Se desiderava una maglietta nuova, non doveva aspettare che fosse Natale o che se la meritasse dopo mesi di buona condotta, se la trovava il mattino dopo nel cassetto, perché la mamma era corsa a comprargliela.
I genitori non sopportavano più che i figli vivessero nel desiderio di qualcosa, volevano vederli felici e sorridenti subito. Così, si dimenticarono di insegnar loro l’attesa.”
Anch’io credo questo.Credo che la difficoltà sia nostra, credo che siamo noi che non riusciamo a dir di no ai bimbi. Credo che siamo noi le reali cause del Tutto e Subito, senza renderci conto che in questo modo stiamo privando i bambini di un tempo essenziale per la loro crescita e per la formazione della loro identità: il Tempo del Desiderio.
Il libro continua:
“L’attesa è stare con il naso schiacciato contro una vetrata.”
Io continuerei questa frase aggiungendo: “…a bocca aperta e con occhi sognanti!”.
E se questa è l’attesa, siamo proprio sicuri che sia una cosa così brutta da insegnare ai bambini?
Siamo proprio sicuri che una volta che avranno cominciato a sperimentarla non cominceranno ad amarla?
A questo punto non posso fare a meno di chiedere a voi cosa ne pensate, amate l’attesa? L’avete insegnata?