Molte delle mamme che si rivolgono a me per far fare ai loro figli Attività Psicomotoria, in realtà, vengono perché qualcuno l’ha consigliato loro.
In genere il consiglio di frequentare un corso di questo tipo viene dato da:
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Maestre
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Pediatra
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Amiche.
Se vi riconoscete in queste mamme allora sarà capitato anche a voi che il Pediatra o le Maestre vi abbiano detto, almeno una volta, che per vostro figlio può essere utile. Le vostre amiche, magari, vi han detto: “A mio figlio è tanto servito, prova anche tu!”, ma rimane il fatto che a voi ancora non è chiaro a cosa, effettivamente, questa Attività serva.
Da Dove Arriva la Psicomotricità?
La patria di questa disciplina è la Francia e il suo arrivo in Italia è relativamente recente, le prime scuole private di formazione triennale risalgono intorno agli anni settanta. Questa “giovinezza” della disciplina fa sì che il suo utilizzo o scopo non sia ancora noto a tutti. Quindi mamme, non preoccupatevi se non vi è chiaro cosa sia la psicomotricità o perché potrebbe essere utile per i vostri figli. Ora ve lo spiego!
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A Cosa Serve la Psicomotricità?
Nei primi anni di crescita il bambino tutto quello che impara e conosce lo fa attraverso l’esperienza del fare e il gioco:
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Nei primi giochi di relazione, come per esempio passarsi un oggetto, lanciarsi una palla, ecc. il bambino vive l’esperienza del turno: un momento l’oggetto ce l’ha lui quello dopo lo passa alla mamma e dovrà attendere che lei glielo dia nuovamente. Se ci pensate queste sono le regole che stanno alla base del linguaggio (io ho un oggetto/parola che ti passo poi attendo che tu me lo dia di nuovo). Questo rispetto di turni e tempi il bambino lo impara giocando.
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Nei primi giochi condivisi con gli altri bambini impara, perché le vive, le prime regole e di conseguenza comincia a capirne il senso e l’importanza. Per esempio se un gruppo di bimbi gioca a palla, per riuscire effettivamente a giocare insieme agli altri bisogna passarla e non tenerla sempre per se. Questo il bimbo lo impara, non perchè glielo diciamo, ma perchè se non la passasse si troverebbe nella condizione di non giocare con gli altri bimbi e di essere probabilmente isolato dal gruppo. Questo è, ovviamente, solo un piccolo esempio.
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Nei giochi di movimento il bambino comincia a conoscere il suo corpo, la sua energia, vitalità e sperimenta i modi in cui può agirla e/o controllarla. Salti, tuffi, rotoli sono qualcosa di davvero divertente, se riesci a farli! Si perchè molti bimbi hanno talmente tanta fretta che, per esempio, se si trovano davanti una fila di cerchi fanno i primi due salti in maniera corretta poi si ingarbugliano e finiscono correndo. Il corpo va controllato e i bimbi possono imparare a farlo!
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Nelle prime relazioni con i coetanei il bambino vive le esperienze di accettazione, rifiuto, adeguatezza o frustrazione che andranno a creare la sua “ossatura emotiva” e la sua identità. Non è mai piacevole sentirsi dire: “Non voglio giocare con te!” ma l’unico modo in cui il bambino saprà superare questo momento è avendolo vissuto e ricordandosi, per esempio, che: “…l’altra volta che Luca mi aveva detto così poi mi sono divertito lo stesso perché ho fatto amicizia con un bimbo nuovo che giocava da solo con le palle!”. Il bimbo riconosce l’esperienza e piano piano imapara come affrontarla.
Potrei continuare ancora tanto ad elencare tutte le cose che il bambino vive ed impara attraverso il gioco fino, almeno, ai 6 – 7 anni.
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Il Valore Aggiunto della Psicomotricità
La Psicomotricità cerca di aiutarlo, utilizzando quello che per lui adesso è il canale di apprendimento ed esperienza privilegiato. Cerca di creargli un contesto all’interno del quale possa vivere, nella maniera più sicura e adeguata, le esperienze utili per la sua crescita.
All’apparenza per i bambini il contesto Psicomotorio è un contesto ludico e di gioco puro:
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Gioco libero,
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gioco strutturato,
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gioco senso-motorio,
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gioco simbolico.
In realtà sotto c’è la fregatura! Si, perché il contesto Psicomotorio è prevalentemente un contesto di esperienze e apprendimenti.
La Psicomotricità vuole essere il luogo del fare, il luogo del giocare, il luogo del conoscere e del conoscersi.
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Cosa dite mamme, vi ho risposto?
Se avete ancora dei dubbi o domande più specifiche, Chiedete!